Umberto Maria Giardini
Rifletti e rimandi
Vengo a prenderti alle tre
Ci vediamo fuori alla stazione
Eccitato a bestia più di te
Che mi guardi labbra e pantaloni

Nei milioni di milioni di cretini
Che si affrettano e rincorrono la vita con l'iPhone
Dico che guardando i militari
Viene voglia di convincerli a sparare a quei vigliacchi del governo

E che lungo inverno è stato con il portafoglio vuoto

La mia italianità
È come latte dentro ad un motore
Che non parte mai e impiega ore
A riconoscere anche casa sua

Tutto quello che mi dai
Rotolando mi colpisce
Una valanga che finisce a valle della piatte e beige vita mia
Che alla fine grida forte e maledice quei vigliacchi del governo

E che lungo inverno è stato con il portafoglio vuoto
Ma d'altronde non ho fame, mi alimento col caffè

Almeno tu risplendi
Nella luce che rifletti e che rimandi

Ti riaccompagno alle due
Consumate ventitré ore
Con lo stomaco che duole
Per il peso dell'amara verità

Ché nel tempo che viviamo
Tutto accade e fa male agli occhi
E che in realtà noi non ci amiamo
E che nulla dura in eterno

E che lungo inverno è stato con il portafoglio vuoto
Ma d'altronde non ho fame, mi alimento col caffè

Almeno tu risplendi
Nella luce che rifletti e che rimandi

Almeno tu circondi
Tutte quelle traiettorie che diffondi