Carlo Corallo
Etna
[Testo di "Etna"]

[Strofa 1]
Dal più grigio portale all'ufficio postale
Un uomo, pare dal fare ligio, fa un litigio nell'edificio centrale
Ed ha il vizio di mormorare, vuole superare il tizio
Precedente nelle trame dell'ambiente verde rame
All'inizio lascia perdere, ma poi riprende ed esce per le strade
Col sorriso niente male di un mittente
Che riesce a spostare in corsa ogni nuca che la sosta
E torna a mettere le lettere nella buca della posta
Ha la chioma bruna e la barba rossa
Il viso mostra che la fortuna
Non gli ha dato che un primo giro di giostra
Ancorato sulla terra ruvida e la sua crosta
Ha l'andatura di chi quando riceve cura si sposta
Canta, suda e zoppica mentre scappa tra la sabbia bianca
E scambia la baracca per una sorta di rocca
Una visione distorta della casa diroccata
In cui il bastone dirotta su un bastione al costone di roccia
Non bussa alla porta, vive solo da anni
Tra mille vasi di terracotta ma con il sole davanti
E la pressione che una volta tempra la forca ai braccianti
Ed altre tempera le armi dei cacciatori nei campi
Coliche e crampi, al pollice i calli ed ha un polso
Come un tronco, così grosso che non conosce i guanti
In quanti hanno spinto la maniglia di forza
E si mostra vaniglia la scossa che è imposta dalle falangi
Tutti i giorni santi in laboratorio lavora l'oro
Sopra il banco bianco, come l'avorio degli elefanti
Lontano dall'odio, pure dal coro di quei passanti
Lo chiamano l'"uomo d'armi sposato con i metalli"
Ma sbagliano nei dettagli, non porta coltelli o magli
Vuole che il suo fuoco abbagli e non bruci di certo gli altri
Sulle nocche ha cento tagli a procurargliele la notte
Confonde se è presto o tardi ed il sole coi temporali
Se perde la cruna sente paura mentre fa luna
E una volta ogni mese scopre la luna come Ciàula
Ha le gambe protese sempre più tese nella radura
E le valli scoscese in mezzo alle crepe e alla pietra dura
Risfiora la serratura e ritorna la venatura sulla pressa
La lama sembra contenta
Lui la ama come si fa con una dama o una contessa
Mentre aumenta quel caldo nella sua testa
E la carbonella è più spessa
Corteggia leghe come le prede di una leonessa
E mentre martella ogni materia si fa compressa
A volte convessa, il metallo lo vede come un prete
Non c'è rete per il fedele che si confessa

[Ritornello]
Tutti fan della fuliggine
Sta prendendo un deltaplano
Per piegare le ali rigide
Sulla rotta di un vulcano
E tornare alla tua origine
Sì, può sembrarti strano
Ma se un re non resta un principe
Capisce quant'è difficile essere uno schiavo

[Strofa 2]
Il caldo è tanto, è sempre abitato il posto su in cima
"E chissà se è nato prima il vulcano o la sua fucina"
Si chiede la gente cinica nella città vicina
Che coltiva l'ira come la spiga sulla collina
Qualcuno sentiva da bimbo che in passato
L'uomo è stato tra le stelle e forse ha toccato l'Olimpo
Sfiorato con la sua pelle la vita da bello e ricco
Ma dopo è rimasto cenere e venne nel ventre fitto
Del grande vulcano siculo, sfidò un viaggio marittimo
Che gli distrusse fisico e spirito su un relitto
Dicono: "Ora aspetti da solo sulla montagna in quella stanza"
E ha la speranza di rivedere suo figlio
Il giovane via da piccolo tramando in un viaggio per l'istruzione
Con l'intenzione del fabbro di dargli una professione
Senza tensione, star calmo del fatto
Che un giorno torni nella polvere per soccorrere il babbo
Ma intanto lui invecchia, più stanco, la primavera
Spedendo un messaggio affranto ogni giorno quando fa sera
Sperando che il figlio legga e risponda alla sua preghiera
E un postino lasci un'epistola fissa sulla ringhiera
Scrive "Ciao, sono E., tuo padre
Anche stanotte io ho sognato di rivederti tornare
Tu bello come la mamma, ti vedo mentre cammini
Ed invece sto in mezzo al magma, le coltri nere e i camini
Chissà se hai chi ti ama, se studi o forse ti alleni
Ormai sono di lava ed ho gli occhi come crateri
Ti saluto, sperando nel tuo arrivo dalla costa
Il mio aiuto, sai, mi manca la forza e tremano le ossa"
Così durante un'alba rossa, di quelle semplici
Sibili insetti e serpi svegliano i setti desertici
E la risposta in quei sedici anni attesa nel tempo
È nella borsa di un postino che bussa mattina presto
La porta è aperta, nessuno grida "esco"
Poi l'addetto toglie il cappello e ritrova morto il corpo del vecchio
Sai, il destino amaro è questo, nel testo
Un "Padre, ti amo" inviato al destinatario: Efesto
[Ritornello]
Tutti fan della fuliggine
Sta prendendo un deltaplano
Per piegare le ali rigide
Sulla rotta di un vulcano
E tornare alla tua origine
Sì, può sembrarti strano
Ma se un re non resta un principe
Capisce quant'è difficile essere uno schiavo