Ozone Dehumanizer
UN CASTELLO PT 2
[Testo di "UN CASTELLO PT 2"]

Ho visto una vita diversa da questa le rondini in cielo chiamavano Dio
Tra le rose scarlatte di tempi d'amori finiti volavi nell'animo mio
Mi ricordo la luna di luglio i discorsi infiniti da solo alle tre del mattino
E le gocce di sangue cadermi dai polsi nel marmo perlato di quel lavandino

Ho visto una vita diversa da questa da questa finestra che sbuca sul campo
Una valle fiorita e disteso nel lilla dormire il tuo corpo vestito di bianco
Quando le stelle saranno vicine, anche le lacrime si asciugheranno
La volta celeste si muove pеr te, muoiono gli angeli solo per tе

Ma la vita è divisa in presente e passato e le foglie si staccano da questo ramo
Colorano il suolo dei sogni d'arancio i giardini di rosso come il melograno
Passeri poggiano sulle tue dita, quanta dolcezza nasconde la vita
Guardare stagioni sbocciare ed amarti con tutto me stesso finché sono in vita

Io sono le spighe dorate di giugno che accolgono i pascoli quando fa sera
L'odore d'agrumi nei cesti di frutta le rose fiorite che crescono a schiera
L'edera cresce su questo castello impetuosa colora di verde le torri
Nel viola pastello del cielo serale recisi i miei polsi con gelide forbici

Forse perché, forse perché non so vivere un attimo senza pensare
E perché certe volte lasciarsi cadere in quei vortici illogici sembra normale
Passare le ore fissando uno schermo sperando faciliti il corso del tempo
Sprecare giornate a pensare al passato nel mentre che attorno cresceva l'inferno
La vita è diversa da quella che vivo, lo vedo negli altri che neanche ci pensano
Questa coscienza mi pesa mi curva la schiena mi aliena da quello che sento
Passeri muoiono tra le mie dita quanta tristezza nasconde la vita
Guardare stagioni sbocciare ed odiarmi con tutto me stesso finché sono in vita

Io sono castelli barocchi in rovina campi di lavanda profumo di salvia
E conduco l'angoscia su questa mia via, che certe persone chiamano poesia
Ma lo specchio di questo è una vita normale e non posso toccarla neppure rompendolo
Come una sorta d'autismo sociale che tocca lo spirito e spinge da dentro

Io vedo me stesso di cinque anni fa con la faccia che sporge da quella finestra
Giurarsi parole pregnanti di morte per auto-convincersi della sua scelta
Rivedo ragazze riempite di sensi di colpa che piangono chiuse nel bagno
Mi siedo da solo e contemplo la luna, non ci sarà luce nemmeno quest'anno