Ugolino (ITA)
La spina bianca
Qualcuno raccontava il mio racconto
Ma io, poeta pazzo e innaturale
Volevo rimanere chi non ero
Coi miei castelli in pancia a dei cavalli
Coi miei giganti appesi a delle foglie
A mangiare erba in fondo ai mari azzurri
A far la fame su pianeti a pezzi
A rubar donne e briciole di stelle
Io, pazzo incontrollato e singolare
Volevo il pianto sotto ai miei ginocchi
La luce prigioniera dei miei occhi
Volevo diventare madre e figlio
E resistevo al grido e al richiamo
La perla chiusa dеntro a una conchiglia
Avrei voluto diventare casa
O viscеre di madre indolorite
Il forcipe che mi stringeva il viso
O utero di donna deflorata
Avrei voluto rimanere foglia
E poi d'estate diventare giglio
Oppure il girotondo dei bambini
E prima soma, aratro e dopo terra
Oppure neve o ombra di cristallo
E io, poeta folle e vagabondo
Chiedevo di restarmene immortale
E resistevo appeso per le unghie
Io non avrei voluto scarpe ai piedi
Cancelli chiusi e porte fatte a chiavi
Io non avrei voluto gesti doppi
O patti fatti a orario d'imperfetto
Io non avrei voluto e l'ho gridato
Ma dopo due minuti sono nato
Qualcuno raccontava il mio racconto...