Friedrich Schiller
Il pescatore
Era l'ora che i cieli lente lente
Mandan l'ombre sfumate, e ch'ogni istante
Tacito, fuggente
Sul fronte della sera ingenuo e puro
Spande un velo piú scuro

Sovra un limpido lago un battelliero
Col suo battel leggero
Tracciava un solco che vedea svanir
Siccome il sovvenir dei dí che furo
È giovane e leggiadro il pescatore
E deliba l'incanto
D'un lieto dí ne'sogni di speranza
E canta e tutto tace, ché il suo canto
È il canto dell'amore

«Oh! vent'anni giungeste, né un core
Del mio core la voce ha sentita
Né la rosa sul seno appassita
Una vergine a sera mi diè
La mia barca abbandona la riva
Senza un caro sussurro, un addio
Senza un guardo, una voce che a Dio
Implorasse un sospiro per me.»

Ma tace, ascolta! al canto suo dall'onde
Una voce risponde
La speranza sul labbro gli ridea
E la voce d'amor dicea cosí:
«A me giunse il tuo lamento
Mi ferí quel caro accento
Son la dea di questo lago
Il mio viso è puro e vago;
Giovinetto pescator
Per te palpito d'amor
Ah! non morrà la mia bellezza
Non morrà tua giovinezza;
Sovra un trono di corallo
Sotto un cielo di cristallo
Vieni, vieni, pescatore
Vieni al bacio dell'amor.»

Tacque, e s'udia sul lago
E sulla sponda un mesto mormorio
Che affievoliva
Fino alla riva urtando d'onda in onda

E quando l'alba cominciò a spuntare
Del pescator la folla costernata
La barca abbandonata vide errare