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La Costituzione (dis)attesa (’46 - ’48)
[Testo di "La Costituzione (dis)attesa ('46 - '48)"]
“(…) È una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva (...)”
[Discorso sulla Costituzione del prof. Piero Calamandrei agli studenti di Milano, 26 gennaio 1955]
Il Regno d'Italia ereditò dal Regno di Sardegna
Lo Statuto Albertino nome scelto da Carlo Alberto
In quanto "costituzione" suonava troppo giacobino
Era una legge concessa e flessibile ossia еra il re a decidernе il destino
Mentre dopo il referendum la Repubblica ora va fondata
E la Costituzione non può più essere calata
Dall'alto di una sovranità alata
Va invece elaborata
Dall'Assemblea che dal basso è stata votata evitando la dittatura in ogni manifestazione come abuso dell’esecutivo o come discriminazione
Per sesso, razza, lingua, religione, opinione o condizione
Grazie al diritto all'occupazione Togliatti Palmiro, "Ercoli" pseudonimo da clandestino
Succeduto a Gramsci alla guida del partito
Propose di scriver "Repubblica di lavoratori" bocciata per timore di far favori alle classi inferiori. "Ma, dimentichi che fu un burattino di Stalin girando lo sguardo anche da reati micidiali
Come l'omicidio del trotzkista spagnolo Andreu Nin che nel '37 venne ucciso dall'NKVD!"
Certo non fu un sicario ma è ardua giustificarlo
Col clima persecutorio che lo convinceva a farlo
Era tanto colto quanto ambivalente
Come nel dibattito dell'Assemblea Costituente
In cui difende un socialismo democratico senza rivoluzione
Ossia la democrazia come agone
In cui raggiungere l'egemonia
Ma fu un'illusione
E gli elettori in quell'arena restarono gladiatori ma almeno nella Costituzione
Il suo intervento si sente particolarmente nella sezione
Sulla struttura economica mista della nazione
Che egli vide come un'occasione
Di progresso e sulla "Carta" aveva ragione
È anche per lui se l'articolo 36 da diritto al lavoratore a una retribuzione in proporzione
Al suo lavoro e in ogni caso sufficiente
A formare famiglie libere in grado di vivere dignitosamente
E se al 38 i cittadini inabili, infortunati o malati
Come anziani e disoccupati van sussidiati
Così come gli altri articoli che limitan la proprietà privata
Che può essere in certi casi espropriata
Certo, intanto fu autore dell'amnistia già citata
Ma anche lì il suo contributo fu la parte più sensata legge concordata col Governo e quindi manipolata e forzata fino
A far perdere senso al compromesso
Lo stesso destino
Subì la legge fondamentale
E ci vollero quasi 10 anni per attuare udienze della Corte Costituzionale
E poi altri 15 per avviare il voto regionale
In quest'ultimo caso
Non fu di certo un caso
Si temeva di consegnar le regioni ai nemici dei padroni
E così tanti altri articoli sono ancora programmi
Tutti da compiere: quanto lavoro abbiam davanti!
A render possibili quelli economici
Fu la convergenza tra i due mondi ideologici:
I comunisti richiedevano più intervento statale
In accordo con alcuni cattolici e anche qualche liberale
In fondo già nel Codice di Camaldoli la dottrina cristiana prevedeva la tutela della persona con la sua proprietà
Ma limitata dalla giustizia sociale: solidarietà e carità
E anche questo era l'effetto
Di un economista e manager dell'IRI: Paronetto
Uno degli uomini vicini a Beneduce, ispirò il Codice nel '43
E un altro grande economista: Federico Caffè
Fu consulente di Ruini colui che guidò i 75 deputati incaricati di scrivere i primi progetti che poi emendati
Sono diventati la Costituzione keynesiana come gli uomini citati
Io ho un'idea di che cosa penserebbero vedendo
Le riforme costituzionali che stanno tradendo
Lo spirito di ogni articolo
Come l'81 ossia il bilancio dello Stato
Oggi de-keynesizzato
Ma almeno stavolta voglio sorvolare sull'attuale tornando al passato non per nostalgia o rimpianto materiale
Si stava peggio ma quel clima intellettuale
Lasciava speranze a chi voleva rovesciare il Capitale. “Guarda che i nostri nonni si son spaccati le schiene!”
Lo ripetono per farci amare le nostre catene
Le stesse che molti nonni speravano di spezzare
In quell’anno elettorale
Che mi accingo a narrare
“(…) E a sapere intendere dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo (…) nell’articolo 11: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle altre patrie: ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini (...) o quando io leggo, a proposito delle forze armate: “l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo: ma questo è Garibaldi! (…) Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! (...)”
[Discorso sulla Costituzione del prof. Piero Calamandrei agli studenti di Milano, 26 gennaio 1955]