Era strana la tua casa, alta come un palazzone si stagliava contro il cielo, dietro un grigio muraglione e un albero gigante, che arrivava al primo piano tutto rosa in primavera, come le dita di una mano. E il nastro della strada, bianco e silenzioso alla luce della luna, diventava luminoso di fosforo e di miele si accendeva nella sera per i nostri appuntamenti giù al Campo della Fiera e restavamo lì a parlare accanto ai tuoi cancelli e a volte i fari delle auto ti illuminavano i capelli Eri bella, eri bella più bella, eri bella eri bella, bella… Ricordo poi tuo padre, poverino sempre curvo sopra i conti dentro quel suo botteghino sempre pronto ad approfittare degli sbagli di qualcuno sempre pronto a non guardare in faccia mai nessuno e se penso un po' a te, così sensibile e leale nata in mezzo a quella gente, io ci sto ancora male. Eri bella, eri bella più bella, eri bella eri bella, bella… Vedi non è stata né una guerra né una calamità a dividere noi due, ma una scuola di città sai non c'è una spiegazione e forse mai ce ne sarà quando il vento soffia forte, tutto passa e va. Ma se penso un poco a te, così sensibile e leale in mezzo a questo sporco mondo io ci sto ancora male. Eri bella, eri bella più bella, eri bella eri bella, bella