Carmen Consoli
Elettra
Elettra metteva la cipria consueta nella penombra
Negli occhi il riflesso di sensi abusati e bagliori di strada
Inquieta per l’ultimo appuntamento
Qualche minuto e lo avrebbe rivisto

Da giorni in conflitto con quel turbamento
Sublime ed affine al dolore
Quell’altalenare tra stato di grazia e sfiancante passione
Quel giovedì sera alle dieci e quaranta
Un confuso languore, l’odore di neve
Forse era ansia di prestazione
Il colmo per una che fa quel mestiere

Elettra quale audace acrobazia
Toccare il cielo con un dito e poi ridiscendere
Amato bene abbracciami alla luce del giorno
Tra sguardi indignati e la frenesia del resto del mondo
Amore concediamoci quel viaggio imprevisto
La fuga dal solito itinerario costretto alla morsa dell’abitudine

Perdona il ritardo
All’altezza del bivio
Fui colto da ignoto malore
Le gambe inorganiche, lastre di ghiaccio, improvvisa necrosi del cuore
Per grazia divina la mente è rimasta
Illesa ed immune a ogni trepidazione
Vengo a saldare il servizio d’amore:
Oltre seicento gradevoli ore
Elettra quale audace acrobazia
Toccare il cielo con un dito e poi ridiscendere
Amato bene abbracciami alla luce del giorno
Tra sguardi indignati e la frenesia del resto del mondo
Amore concediamoci quel viaggio imprevisto
La fuga dal solito itinerario costretto alla morsa dell’abitudine

Amato bene abbracciami alla luce del giorno
Amato bene abbracciami alla luce del giorno
Amato bene abbracciami alla luce del giorno