Quartetto Cetra
Arturo, colletto duro
[Testo di "Arturo colletto duro"]
Il signor Arturo, inamidato
Era un collo duro assai pregiato
Proprietà del conte Sensaghelli
Che aveva pure una spazzola e un lacchè
Arturo, inamidato, avea l'età di chi si lagna
Perché non ha trovato per il cuore una compagna
Quindi, uno giorno, dentro il cesto della biancheria
Notò vicino a sé una giarrettiera, che follia!
Le fece complimenti, così le sussurrò:
"Voi siete tanto bella, io mi innamorerò
Son ricco, al mio servizio perfino tre lacchè
Posseggo cinque spazzole", ma lei rispose: "E a me?"
Arturo, Arturo
Da buon colletto duro
Suvvia, non ti afflosciar
Ma dille grosse e non tremar
Il signor Arturo, inamidato
Venne da una forbice sfiorato
Subito iniziò la parlantina:
"Che ballerina, che grande agilità!"
La forbice, indignata, tagliuzzò il malcapitato
Che questa volta, ahimè, fu seriamente danneggiato
Più non venne usato e cadde nella spazzatura
Tra cenci, carta straccia, panni vecchi. Che sventura!
Arturo, nauseato, giammai fraternizzò
Però del suo passato le glorie non celò
Parlò di giarrettiere illuse dal suo cuor
Di tavole e di forbici sue vittime d'amor
Arturo, Arturo
Da buon colletto duro
Suvvia, non ti afflosciar
Ma dille grosse e non tremar
Finì alla cartiera la sua vita triste e stanca
Malgrado fosse sporco, venne fuori carta bianca
Fu preso da un giornal che scrisse la sua storia vera
Per lui, così bugiardo, la lezione fu severa
Signori, stiamo attenti, l'esempio è niente mal
Se andiamo tra gli stracci e diventiam giornal
La nostra vera storia ognun potrà saper
Con quei particolari che non ci fan piacer
A me non gradirebbe, ve lo giuro
E come a me, a nessuno
Nemmeno a un collo duro