[Testo di "Sequoia"]
Iuffa e Lanora sono i miei nonni
Fanno i mezzadri nelle campagne di un medico di città
La modesta casa colonica compresa nel contratto confina con quella padronale
Che è circondata da un grande giardino curato a perfezione
In quel giardino troneggia un enorme sequoia che avrà 300 anni:
Una vera sequoia vicino a Puianello
Appena posso mi intrufolo nel territorio altrui per giocare a guardie e ladri
Coi marmocchi ben vestiti oltre la siepe
Che a 5 anni puoi ancora mescolare
Senza dare troppa noia
I nipoti contadini con i figli del dottore
Oggi i signorini stanno facendo andare a vuoto l'altalena
Ma io non me ne accorgo
Un'altalena con seduta in legno massello rigoroso
Arrivo di corsa e sento un urlo
"Attento!" Attento a cosa?
Schtung
Piombo al suolo a peso morto e l'omicida, il più grande tra i giovinetti democristi, va a chiamare preoccupato chi ne fa le veci
Lanora mi raccatta su di peso e mi trascina su di peso già svenuto nella casa del dottore
Che sta giocando a carte nella sua magnifica tenuta fuori porta Non si alza nemmeno dalla sedia
E davanti a quel disastro consiglia saggiamente di portarmi all'ospedale
Dove mi rifaranno alla carlona il sopracciglio
Per poi velocemente rispedirmi al cortile da cui sono arrivato
È rimasto quell'immenso e botanico mistero
La sequoia è là in Via Chiesa
Proprio a pochi passi dalla vecchia Villa Rossi
Dove nel '44 stava il comando di quelli che torturavano i ribelli venuti giù dalle montagne
Ed è rimasta quella vecchia ma meno eterna cicatrice
Quando la guardo allo specchio e nelle fotografie di me bambino
Penso che sia una bella cosa
Una lieta meraviglia
Che ancora non c'abbia toccato
Né guerra, né miseria