Uochi Toki
Dialectatron punto VST
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Siamo quelli che
Quando entrano all'interno del raccordo
Quello grande
Quello anulare
Automaticamente cominciano a parlare
Coll'accento della capitale
Per imitazione per
Voglia di parlare in modo che
Diverso
Ci trasformi nel nostro ipotetico alter ego se noi fossimo di qui

De certo
Nun te devi impressiona'
Nun me chiamare stronzo
Se me magno pezzi del discorso tuo
E te li vomito tutt'addosso
Devi da capi'
Che anche er più purista der dialetto nordico
Quando arranchi dentro al traffico te grida "li mortacci"
E poi "sti cazzi"
E poi "ma va' a morì ammazzato"
E nun ce scaja manco se te presenti tu romano
E io avrei presente che il suo dialetto è tuo
E noi siamo sul raccordo
E non smettiamo più di interregionalizzarci
Pervasi dai dialetti forti
Leggendo i cartelli delle industrie local
Ed inventandovici sopra una storia
Ogni città, ogni zona è sempre nuova
Ed impariamo distinzioni
Tra le sfumature linguistiche dei luoghi
O gli abissi che ci sono tra romani e marchigiani
Zoppicando a pronunciarli, ma provandoci
E forse devi da capì
Le differenze tra uno che parla dell'est
E uno che sta all'ovest
Tra quelli che è di Roma
E quelli che è maceratesi
E nun importa dove le persone è nati
Se hanno [?] espressioni dialettali
E nun è 'mpussibile imbarà
Nun te dic' na bucìa
Sei tu che forse hai questa distinzione netta
Fra chi italiana e chi dialetta
Sei tu che dimostri appartenenza e manchi di rispetto a quegli apolidi che
Ormai sono in maggiornaza
Anche se chi è un innesto
Non ha bisogno né di rispetto né di disprezzo
E si fa infettare presto dal fraseggio che tu parli svelto
Non sospettando affatto che io ti comprendo benissimo
Sì, guarda che ho capito cumpa'
Io 'rice cumpa'
Ma o' saccio bene che tu me vide come un estraneo alla tua comunità
E c'agg fa mo'? Me trasferisc'? Così viv' tutte e storie in miezz a vie e mezza vita la passo ad adattarmi e l'altra mezza cumm nu strunz' a dilaniarti i luoghi comuni di cui ora ti lamenti
Ora li salvi
Perché li credi importanti e non puoi abbandonarli
No, sarebbe troppo sbatti
E poi autoctoni mi guardano quando faccio quattro passi
Mi ricordano che io non son di qui
Massacrandomi di sguardi
Come se passando io violassi i loro spazi
Come se la mia presenza gli levasse residenza e identità dalla carta di
La tua famiglia è qui da secoli
La mia famiglia ha provenienza sparsa da ben più di quattro angoli
Sono un nomade stanziale
Appaio come un forestiero in ogni paese in cui vado ad abitare
Persino nella mia città natale
La mia lingua è un collage
La tua è gonfiata di collagene
Sono fissato con la genesi della parola
Non con l'igiene della stessa
E tu per agitare quella massa di persone già convinte
Fai passare me per un purista di una lingua priva di inflessioni
Solo perché uso il temine inflessioni
Mentre tu fai le flessioni
Io non salgo sulle navi di crociate per gli apostrofi
Pur sapendo dove metterli
Ma nemmeno navigo i baretti alla ricerca di quei motti
Custoditi dai vecchietti e
Non ti aspetto se aspetti di capire
Leggendo uno solo degli aspetti
Quando non aspetti di vedere gli altri
Te capì?
Sun minga un stupit
[?] sape' niente
Ti te parl cume te veret
Pudaria esse un magutt, muratore
Od un cummenda, imprenditore
E vusa no, cucumer
Che ti capisco uguale
Ma te set propri un gras de rost
Un narigiatt [?]
Un narigiàtt cun seù ul zùcru
E 'sta difesa della lingua e del dialetto si disperde
Come tutti gli atti di purismo avviene
Sul cadavere morente di ciò che si vuol difendere
Quanto più c'è di inventato
Quanto più c'è di mischiato e trasmodato
Tanto più la lingua resta in grado di adattarsi alle vite dei parlanti
E l'italiano corretto non esiste
La correttezza è al servizio delle lingue
E serve solo per capirsi e per capirle
Imparare i rapporti di consequenzialità dei tempi
Serve solo per articolare pensieri sempre più complessi
Non a portare avanti quell'essere corretti
Che ti insegnano i maestri
E che serve al solo scopo di non essere corretti quando scrivi temi
Oppure a ridere di chi non coniuga i tempi verbali sentendosi geni
Quando parli con me
Devi farti un po' più sveglio per capire le sottigliezze del neologismo estremo
Che non sono solo vezzi od esercizi
Bensì contengono il pensiero che
Va più veloce della lingua
Un purista non distingue un errore da un'evoluzione perché mangia solo crusca
Perché crede che la lingua giusta esista
Ma sui libri la parola è ferma, non si muove
Voglio nuovi generi nelle letterature
In cui trionfino il parlare e la trasmissione orale
Dove non ci sia un oggetto come il libro come riferimento
Ma solo ciò che ho appena detto e tu rispondi o statti zitto
E tu chiedimi perché uso un po' del tuo dialetto
Perché uso la parola swag in un modo non corretto
Sarà forse che lo slang è nato privo di riferimento
Senza le pretese di un insegnamento
Si può prenderlo e reinterpretarlo a seconda del momento
Io non scrivo punchline ad ogni verso
Io ti sto parlando per cui devi stare attento, stronzo
E non lo sai? Non sono il solo
C'è qualcuno che fa meglio
C'è qualcuno che ad esempio ti riscrive dal didentro
Lo sciacquare i panni in Arno