Uochi Toki
Senza Titolo 32
Dio, che palle! Allora li lascio parlare affinché il loro caos comunicativo non si evolve naturalmente nel parliamo uno per volta. La retorica trionfa. Il primo di loro, Gerald, mi accusa di essere un paraculo, sostanzialmente. Dice che per la mia difesa nella vita di tutti i giorni adotto scappatoie, invece di risolvere i miei problemi accampo scuse, mi nascondo dietro ad ideologie insostenibili, che mi arrampico sugli specchi alla ricerca di alibi. Rimango basito: pensavo che la gente si facesse i cazzi propri a questo mondo. Rispondo che non è vero, che la gente mi accusa di continuo più o meno direttamente per cose di cui non ho colpa e che l’assurdità degli eventi complica la situazione fino a rendermi il sospettato indiziato colpevole punito ingiustamente. Allora per dimostrarmi che ho torto, Gerald mi cita due o tre casi in cui effettivamente ho fatto il paraculo, facendomi passare per un abituale stronzo. Non serve a niente che io parli del tacchino induttivista, il pubblico ha già accertato la mia sconfitta ed io detesto questa prima tecnica dell’arte retorica, cioè enumerazione e creazione di presupposti davanti a una maggioranza. Adesso oltre a Matteo posso essere chiamato Paraculo. Grazie, retorica
Il secondo accusatore si chiama Agamennone, mi sembra tanto un pezzo di merda: non quanto me, a quanto dicono le accuse. Infatti mi vengono chieste delucidazioni sul perché al posto di difendermi dalle accuse io continui a raccogliere sfide nelle quali non posso competere, io continui a replicare con assurdità vaneggianti emulsioni