Uochi Toki
Senza Titolo 43
Io in casa solo, tutti gli altri fuori, il passato ritorna, certe cose non le ho mai superate, ego in pezzi, aggiusto con la colla: Attak, Bostik, Vinavil, bicomponente Pritt, UHU, acqua, farina, marmellata, miele, Coccoina. Rimango solo impiastricciato nel mio stato: questo. Pezzi! Pezzi! Andate e disperdetevi sui sentieri del chissenefrega. Una grigliata, un fuori con le amiche, un cinema, una cena a lume di lampadina con i nonni e i genitori. Gli altri sono impegnati, questa sera non penseranno ai lati positivi, ai febbrili movimenti dei loro cosmi interni. Io invece sì, io, non tu: tu che ascolti e ti fingi in combutta con il sottoscritto. Ma no, zitto! Non identificarti: non è roba per te che stasera senti solo il rumore della faccenda che ti circonda e ti accoglie come un contesto. Non identificarti: questo è il mio spazio, è già difficile trovarlo, se vuoi starci fai Starsky, cercati un Hutch e resta per conto di qualcuno che conta. Io faccio la prima persona perché qui comando io: il mio testo è mosso dagli argomenti che io amo trattare e che tu tratti a tratti, tratti male o non vuoi trattare proprio. Se non segui il ragionamento non ti spiego certo i miei punti di partenza, il mio percorso, perché potresti copiarmi così non potrei fregiarmi del titolo di alternativo. Parto da ipotesi di paranoia, il mio percorso è a zig zag. Ma tu sei fuori adesso, anche se questa frase è rivolta più spesso a me che a te, eppure io adesso sono in casa e penso al mio interno, tu sei fuori affaccendato e hai spento il cervello. C’è un posto nella Terra dove vorrei essere adesso: a mille chilometri dalla costa del polo sud, a quindici giorni di gatto delle nevi dagli uomini, avamposto a trenta gradi sotto zero estivi. Dome C! Dome C! Dome C! Dome C! Così non si porrebbe molto il problema