Uochi Toki
Fulmine di Alterità (Genesi di un’idea)
Come aspetti l'accensione di un fuoco, come descrivi il pensiero con quel poco di sapere che come hai imparato, come hai estratto, come questo inizio abbia un prima, un prima e un durante prima, come questo inizio non inizi mai perché troppi prima e pochi dopo, come comunico ti questo, come tradurre sia una necessità innestata, insensata, inestratta, nefasta origine dell'alterità di primo grado, e chi la capisce è un mago. E come in un terreno inerte scattino piogge più elettriche che acquee; come, non cercavamo di sconvolgerci? Come, non cercavamo gli stupefacenti? Eccoli, i nuovi spacca-diagrammi. Come non li vedi? Come non li senti che arrivano? Come di cosa parlo? Come loro chi? Non gli alieni, gli alteri. Come si fa per averli? Come quando ti siedi su un sasso ed aspetti la muta di pelle, la metamorfosi. Come non funziona la mutazione? Come non si progredisce? Come non ci si proietta? Come non si eietta idea che non sia retta da uno slancio che di fretta atterra sullo skyline dell'occhio ed inchiodato al poco tempo dell'attimo esplode in sotto-idee tra muta terreni, astratti in terre vere, interseca sistemi spostandosi dai lati ai centri nevralgici e l'onda genera pieghe su pieghe, dentro pieghe attorniate da pieghe, una festa di impulsi, una scossa che s'infrange sui flussi cambiandone corsi, portate, letti da fulmini. Aggrappati ai fulmini, non ripararti. Nei temporali, alla ricerca dei wattaggi sotto gli alberi si aspetta un sacco, si aspetta un magazzino, si aspetta tanto da scordarsene, si aspetta tanto da andarsene e dimenticarsi cosa sia questo attiratore vuoto di particelle che ho nel centro del petto. La luce può lasciarmi? Come no? Non sono mica un buco nero! O forse sì? Dai che non lo sono. Ecco, vedi? Mi distraggo un attimo e non riesco più nemmeno a ricordarmi come trasmettere pensieri importanti, comincio ad udire cani che abbaiano, motrici che motrono, matrone che gridano. Avevo avuto un bel momento di concentrazione e invece sono ancora qui a spiegarmi e non godere della scomodità coinvolgente, elettrica, pungente, termodinamica. Come ho fatto ad avere quell'idea? Aspettavo i fulmini, ecco cosa! Ecco come! Le provo tutte, inverto pure le parole per dire come ed incontrare l'altro da me, è l'unica cosa che... che cosa? Mi sono dimenticato ancora, forse volevo aggiustare la maniglia della porta? O forse come volevo potare quel salice bianco con quella sega da banco? Vediamo se va anche con le pile: sì, va! Come? Sbatto la testa contro un ramo, ecco il mio fulmine di alterità, non me l'aspettavo. E son di nuovo tumulti non taciti, ringrazio l'altero che riesce sempre a sorprendermi, soprattutto quando sono attento e mi aspetto di tutto. Come il male di vivere? Come la condizione svantaggiosa? Come cercare di capire? Come parliamo due lingue diverse? E non le parleremmo lo stesso anche se le parlassimo?